ANALISI OPERE
STRATIFICARE: azione del disporre a strati.
Il termine
indica un insieme di elementi disposti in successione e in equilibrio tra loro.
MIMMO ROTELLA, CASABLANCA: una costante ricerca della trasformazione della tela
tradizionale. Il dipinto, il foglio è lo spazio su cui avviene la
stratificazione di immagini, stampe di giornale e manifesti per lo più cinematografici. Risale quindi agli
anni ’50 la tecnica del décollage:
il
processo inverso al montaggio, lo strappo, la rimozione, la lacerazione di
diverse pelli e quindi la “destratificazione”.
Il processo di stratificazione avviene quindi
tramite una parte grafica, pratica, ma anche una visiva e concettuale. A
quest’ultima è affidato il compito di trasmettere il messaggio al popolo, rendendolo,
nonostante la sua natura intrinseca e nascosta, il più chiaro possibile.
FRANCO PURINI, STRATIFICARE: “Quando si scrive, si disegna, si progetta o si costruisce si producono stratificazioni di parole, di segni, di scelte, di elementi costruttivi e architettonici. Il pensiero stesso è, considerato da un certo punto di vista, un disporre livelli di senso uno sull’altro, un sovrapporre conoscenze, memorie, intenzioni, idee e impressioni."
Nell’architettura è la serialità
tramite cui passaggi, logiche e stimoli si affiancano. Partendo da una
geometria semplice, come per esempio una maglia quadrata, si sovrascrivono
diverse geometrie, con la volontà di rompere quelle esistenti e creare forme
sempre più complesse, sempre più lontane, sempre legate ad un centro, un punto
di partenza. Ogni intervento, ogni aggiunta di strato, rompe l’equilibrio
precedente per stabilirne uno nuovo.
La connessione tra arte e
architettura è forte. Processo e risultato hanno la stessa importanza.
Nell’architettura, in particolare
nella progettazione, la mente non ha solo bisogno dell’inspirazione, ma di un
metodo. La rappresentazione finale deve essere chiara tanto quanto i passaggi
che portano alla sua realizzazione. Altrettanto chiari devono essere gli
elementi.
Noi tutti utilizziamo la divisione
in strati nell’osservare il mondo che abbiamo intorno, allo stesso modo, gli
strati vengono anche utilizzati per creare qualcosa di nuovo.
Stratificare non significa perdere, nascondere
o fondere.
Il primo passo che facciamo nella
progettazione di un quartiere è tracciare la sua viabilità che ci aiuta poi ad individuare
e perimetrare gli isolati, che vengono successivamente occupati da
servizi e residenze, trovando (o lasciando) spazi per il verde e così via… non
è quindi una stratificazione, una sovrapposizione di layer? E quel parco tra
quelle due vie è stato progettato o è solo un “rimasuglio di spazio tra edifici”?
Viceversa, la visione di una città
dall’alto non innesca in noi un processo di décollage? Di individuazione dei vari elementi e delle loro relazioni?
La stratificazione inevitabilmente
porta ad una gerarchizzazione, ad un ordine, che molto spesso è difficile da
riconoscere e individuare, ma rimane alla base di tutto, rimane fondamentale al
fine di mantenere l’equilibrio.
RIUSO
La
capacità di ridare vita a scarti e frammenti, di donare nuovi significati a
oggetti dismessi tramite l’utilizzo di un telaio: un oggetto tramandato di
generazione in generazione, legato alle origini, alla tradizione, al popolo.
“Mi chiedo: cosa vuol
dire cucire?
Un ago
entra ed esce da qualcosa lasciandosi dietro un filo segno del suo cammino che
unisce luoghi e intenzioni.
Le cose
unite restano integralmente quelle che erano, solo attraversate da un filo.
Traccia di intenzioni.”
(Maria Lai)
All’interno
di un territorio già consolidato, già “intelaiato”, bisogna ritrovare una
trama.
Nel
tempo non sempre gli interventi che sono stati fatti hanno seguito la stessa
logica e la stessa trama, che però rimane intrinseca in essi.
Osservando il territorio, infatti, non si è in grado di riconoscerli e
catalogarli. Ciò non va visto come un punto debole, ma interpretato come
l’espressione di modi di progettare appartenenti a diversi pensieri.
La
tessitura fin qui fatta, tuttavia, ha lasciato nodi, vuoti, in alcuni punti il
filo è rovinato e consumato, in altri è spezzato: vuoti urbani, spazi
abbandonati, edifici in stato di degrado, mancanza di servizi, di
infrastrutture, ecc..
Noi
architetti abbiamo il compito di individuare queste criticità e “rammendare” il
tutto utilizzando, sulla base della trama esistente, un filo rosso capace di
rinforzare l’ormai debole e legarlo al vecchio oppure in grado di fondare nuove
relazioni e collegamenti.
Un
filo teso con l’obiettivo di generare forme e paesaggi che interagiscono con
spazi e volumi.
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